Didattica del legame


"La lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all'occhio, li ingrandisce al pensiero".
Arthur Schopenhauser


Stiamo vivendo un periodo di emergenza molto grande, nuovo ed inaspettato per tutti. Siamo tutti chiamati a cambiare le nostre abitudini, a riempire le nostre giornate e le nostre vite di strumenti e mezzi nuovi, per stare insieme bisogna stare davanti ad un PC o ad uno smartphone. Lavoriamo in smart working e ci incontriamo su mille piattaforme. Chi o avrebbe mai detto? chi lo avrebbe mai immaginato!

Il 24 febbraio le scuole e i servizi educativi sono stati chiusi come forma di precauzione, per proteggere i bambini che di distanza di sicurezza comprendono ben poco.  Da quel momento, tutti noi siamo stati chiamati a far qualcosa da casa nostra, a stare vicini a quei bimbetti che fino a ieri tenevamo in braccio.  E' nata così la didattica a distanza. e con essa mille perplessità; tutto sommato potrebbe essere una strada ( ho diverse perplessità anche su questa fascia di età) con i bambini della scuola dell'obbligo ma nella fascia 0/6 come la mettiamo? Mi sono interrogata sulla funzione che avrei avuto in questo delicato momento, ho ripensato al mio modo di lavorare , al modo di pormi con i bambini, di giocare con loro e di confrontarmi con le famiglie. Ho cercato risposte tra colleghe, confronti con amiche e suggerimenti con la responsabile di servizio ed ho osservato molte scollature tra il pensiero e l'agito, su quello che dovrei essere e su quello che l'educatore è, realmente. Ho assistito ad una gara, ad una competizione all'ultimo click, all'ultimo tutorial, alla migliore attività, al miglior prodotto. 





Tutti noi, sappiamo quanto sia importante limitare il tempo di permanenza dei bambini davanti agli schermi, ci siamo sempre battute affinché il bambino "vivesse" in prima persona le esperienze attraverso il corpo e  sensi, ed oggi….oggi le nostre proposte "obbligano" i bambini a stare con un cellulare in mano per diverse ore al giorno. 
Sulle piattaforme , sulla rete, sui social, troviamo attività, proposte, video tutorial, valanghe di materiali, di iniziative di lavoretti da costruire. Molte di noi, molte colleghe riempiono le memorie dei dispositivi di tonnellate di materiale di ogni genere….cravatte colorate per la festa del papà, pasta di sale per costruire di uova di pasqua, collage di fiori per la festa della mamma etc...
E' partita la mania del fare, la voglia di attività all'ultimo grido, richieste di lavoretti creati ad Hoc, schede da colorare, collage da inventare, pitture da usare...


ESEMPI schede proposte






In questo momento sembra che la cosa più importante sia produrre, creare, stupire...
Noi educatori, in queste giornate dovremmo essere un sostegno, un accompagnatore , una guida sicura. 
EDUCARE deriva dal latino educere: tirar fuori. Questa è la prima cosa che ci insegnano, è la prima regola del nostro fare, eppure sembra che molte di noi se lo siano dimenticate. 





Io credo che sia necessaria una  riflessione, rispetto a questa situazione, rispetto al nostro lavoro, al nostro modo di agire e di riempire le case di proposte improbabili. Noi educatori dovremmo saper bene che l'apprendimento nella fascia 0/6 passa attraverso  il toccare, il sentire, il muoversi. 

Il corpo è lo strumento per imparare 


"Se ascolto dimentico, 
se vedo ricordo, 
se faccio capisco" 
Confucio

Ma poi, noi che bisogno abbiamo di trasformare le case in piccoli laboratori, i genitori in educatori, in specialisti dell'infanzia? 
  • Le case nascondono mille oggetti utili e validissimi per l'apprendimento autonomo, oggetti di uso quotidiano che assumono valenze esclusive, innovative, curiose e stimolanti; perché correre a reperire materiali introvabili quando abbiamo di tutto a  casa? 
  • I genitori fanno i salti mortali per essere al top della performance, lavorano e poi ad intervalli si trasformano in educatori, senza averne le competenze. 
Dobbiamo fare un pochino di ordine, ciascuno di noi deve fare il proprio lavoro e non complicare quello degli altri.

Ripartiamo dai bambini. Dobbiamo ricordare di cosa hanno davvero bisogno e lanciare dei suggerimenti alle famiglie. In questa fascia di età noi lavoriamo spesso sulle autonomie, sulle competenze, sui talenti...allora ? 
Ecco le proposte : i bambini devono diventare autonomi, quindi quale migliore occasione per imparare a mettersi le scarpe da soli? indossare le felpe? allacciarsi i pantaloni?


Suggeriamo ai genitori di farsi aiutare nelle faccende domestiche, apparecchiare, sparecchiare, togliere il bucato dalla lavatrice, stendere, usare le molette...
Oggi hanno il tempo di provarci, senza fretta, senza ansia.

Creiamo una routine, nelle loro giornate, scandire il tempo è importante per non perdere le rassicurazioni date dal sapere cosa accade. (presto alcuni suggerimenti sulla creazione delle routine). 

Un tassello molto importante del nostro agire è quello riguardante proprio le famiglie, solitamente tutto il nostro lavoro si svolge con i bambini e per i bambini, oggi dobbiamo più che mai, avere un occhio di riguardo ai genitori.
Sicuramente questa emergenza ha portato educatori e famiglie a parlarsi di più, a dialogare di più. questo legame, se basato su fiducia e rispetto reciproco porta nuova linfa nelle vite delle famiglie affaticate e sotto pressione. 


Dobbiamo farci due domande specifiche per lavorare al meglio:
COME STANNO I BAMBINI?
COME STANNO I GENITORI? 

  1. Sappiamo molto bene che in età prescolare i bambini sono altalenanti ed esprimono in mille maniere, fatiche e malessere. Accettare una nuova relazione attraverso uno schermo non è semplice da gestire. Ci sono, infatti, molti bambini che non sanno approcciarsi al nuovo strumento, non sanno gestire la videochiamata, non vogliono farsi vedere, non vogliono ascoltare, piangono al termine della call,  chiedono di tornare a scuola, vivono la frustrazione di non essere ascoltati dagli amici e poi vanno a letto con grand difficoltà.
  2. le preoccupazioni delle famiglie sono moltissime, si trovano ad avere in casa i bambini bisognosi di cure attenzioni mentre devono svolgere il lavoro in smart working senza l'ausilio delle attività sociali che solitamente li sollevano dai vari impegni. 
Siamo chiamati, come educatori, ad rispondere ad una  sfida molto complicata e nuova. La cosa che credo sia indispensabile, ancora prima dei bambini, dei loro lavoretti, dei loro tempi da riempire, è la famiglia.  Rendersi disponibili per videochiamate tra adulti, chat sono fondamentali per avere un feedback da parte loro e chiarirci l'idea rispetto ai bisogni e alle necessità. Per i meno temerari, sarebbe opportuno fornire una mail dove lasciare i pensieri, le paure , le frustrazioni e solo raccogliendo i dati dai diretti interessati, potremmo arrivare ad essere un valido sostegno per loro e i bambini. 
Dobbiamo imparare ad avere una nuova comunicazione, attraverso questi confronti possiamo mettere l'accento su alcune tematiche , come la lentezza, la routine, l'importanza del dialogo. Noi educatori dovremmo riuscire a creare delle cornici che diano loro sicurezze, possiamo fornire letture, articoli, piccoli suggerimenti a problematiche attuali. Non dobbiamo prenderci  carico di tutto e tutti fornire ricettine pronte e soluzioni immediate, dobbiamo lavorare sul legame, sull'ascolto, sulla corresponsabilità. Questo è sicuramente un processo molto lungo e difficoltoso ma mi sembra una scelta obbligata, se vogliamo davvero esserci per i bambini. Cooperando possiamo creare una coralità di intenti ed interventi. Lo scopo principale è non lasciar solo nessuno, la solitudine non aiuta e crea un mondo tutto nero dove le soluzioni sono nascoste dall'oscurità. 




"Chi desidera vedere l'arcobaleno , 
deve imparare ad amare la pioggia"
PAULO COELHO


Creiamo un ponte tra di noi, un ponte che ci unisca, bello come un arcobaleno.
Auguro a tutti una quarantena ricca di riflessione e serenità…..e speriamo che passi tutto al più presto.






































































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